lunedì 23 novembre 2009

Coraline e la porta magica (Coraline - 2009)

In questa bella favola d'animazione realizzata con la tecnica della stop-motion, Henry Selick regista del film, prende ispirazione da alcuni celebri dipinti di Van Gogh, per la sequenza in cui Coraline incontra gli spiriti dei tre bambini rimasti prigionieri della strega.

Nel cielo notturno si formano arabeschi di stelle che danzano e si impastano attraverso pennellate materiche di colore. Sono le stesse delle notti stellate dell'artista olandese. Henry Selick trasporta sullo schermo lo stesso ritmo espressivo e concitato dei dipinti di Van Gogh.

Coraline


Vincent van Gogh, Notte stellata sul Rodano (1888)


Vincent van Gogh, Notte stellata (1889)

venerdì 13 novembre 2009

Psycho 1960 - Manhattan 1979 - Gli Intoccabili (The Untouchables - 1987)

Il cinema americano ha utilizzato spesso per la costruzione dei propri set, i dipinti di Edward Hopper (confrontare l'archivio di giugno 2008 - I Simpson). Questo artista, considerato il caposcuola della pittura realista, dipingeva la vita desolata e solitaria dell'America del suo tempo. I suoi quadri congelavano momenti di vita quotidiana che si consumavano in freddi uffici o anonimi motel. Molti registi hanno "usato" questi dipinti per la realizzazione delle loro sequenze.

Alfred
Hitchcock si servì di un dipinto: House by the Railroad, per ricostruire la casa sinistra e angosciante di Norman Bates in Psycho.

Psycho

Edward Hopper, House by the Railroad - 1927


Woody Allen il regista più newyorkese di tutto il cinema americano, rese omaggio alla sua città con Manhattan. Per la sequenza in cui Isac Davis e Mary Wilke sono seduti su di una panchina difronte all' East River, il regista ricalcò fedelmente Queensboro Bridge.

Manhattan


Edward Hopper, Queensboro Bridge - 1913


Brian De Palma per Gli Intoccabili, riprese lo stesso taglio prospettico e lo stesso ingombro architettonico di Night Windows, nella sequenza dove Jimmy Malone verrà brutalmente assassinato.

Gli Intoccabili


Edward Hopper, Night Windows - 1928



venerdì 18 settembre 2009

Io sono leggenda (I am leggend - 2007)

Potrebbe sembrare azzardato prendere questo film come esempio per stabilire le sue connessioni con le arti figurative. Eppure in Io sono leggenda non mancano interessanti riferimenti con la Land Art, l’arte sul territorio (per questo argomento confrontare l’archivio di luglio del 2008 - Un tranquillo posto di campagna - 2² parte).

Dopo un virus letale che ha decimato l’intera popolazione del pianeta, il protagonista del film trascorre il suo tempo percorrendo le strade di una New York abbandonata e degradata. Alcuni edifici sullo sfondo sono completamente avvolti in teli di plastica, testimonianza probabile di aver cercato di mettere in quarantena l’intero edificio durante l’epidemia. Questa visualizzazione da parte del regista Francis Lawrence, trova il suo archetipo nell’opera di Christo Javašev. Un artista bulgaro che opera attraverso l’impacchettamento vero e proprio di cose e edifici o chilometri quadrati di territorio.


Io sono leggenda

Christo Javašev, Progetti e studi di interventi su alcuni edifici a New York - 1984/2003


Christo Javašev, Il monumento a Vittorio Emanuele impacchettato - Milano 1970


Christo Javašev, Wrapped Reichstag, Berlino 1971-95


Robert Neville, nella sua casa, si circonda di capolavori dell’arte moderna e contemporanea. Possiamo notare sullo sfondo di alcune pareti, i quadri di Van Gogh, dalla “Strada con cipressi” alla “Notte stellata”. Nella stanza dove fa le flessioni si trova appoggiato alla parete un quadro di Keith Haring, Mentre fa jogging un dipinto di Mark Rothko, “N.3/N.13”. In cucina “Natura morta di pesche e pere” di Paul Cezanne.

Io sono leggenda

La volontà di prendere come riferimento l’arte per risolvere scenograficamente alcune immagini o il desiderio di mostrare semplicemente quadri di artisti realmente esistiti, testimonia come il cinema abbia bisogno delle arti figurative per esprimere visivamente la sua immagine del mondo. Anche in un film di cassetta si possono trovare curiosi omaggi al mondo dell’arte. A prova di quanto scritto, Akiva Godman lo sceneggiatore di Io sono leggenda sosteneva: “Scavando in profondità potreste rendervi conto di moltissimi riferimenti all'arte”.

giovedì 17 settembre 2009

La Congiura dei Boiardi (Ivan Groznyj - 1945) - 2ª parte

Questa seconda parte fu completata nel 1945 ma distribuita solo nel 1958.

In queste immagini Ivan implora il Monaco Filippo di non lasciarlo, ma di essergli fedele servitore, dopo che quest’ultimo ha ordinato allo Zar di pentirsi delle sue scelte. I movimenti dell’attore Cerkasov e il costume del pastore trovano riferimento nel dipinto di Lebedev.

La congiura dei boiardi


Klavdy Vasiliyevich Lebedev, Il pentimento di Ivan


La sequenza della festa viene sviluppata attraverso esplosioni di luci e colori, con nette contrapposizioni tra il rosso e il nero, queste tonalità simboleggiano la violenza e la morte. Qui Ejzenštejn mette in pratica i concetti teorizzati nei suoi numerosi scritti sulla teoria del colore.

La congiura dei boiardi

Questa è l’unica sequenza a colori di tutto il film. Fu girata con una pellicola Agfa, bottino di guerra dell’Armata Rossa.

Il regista passa da tonalità naturali a improvvise macchie di colore che invadono i volti degli attori.

La congiura dei boiardi

La parte finale della Congiura dei boiardi, vede la zia di Ivan, Efrosina tenere fra le braccia il cadavere del proprio figlio assassinato per sbaglio, Ejzenštejn porta sullo schermo la stessa identica composizione del quadro di Ilja Repin raffigurante la morte del figlio, causata dal vero Ivan.

La congiura dei boiardi


Ilja Repin, Ivan il terribile e suo figlio Ivan (1885)


Ejzenštejn, per la realizzazione di intere sequenze, attinse dall’ arte figurativa russa dell’ 800. Ma per la gestualità e i movimenti delle mani, il regista ricalcò fedelmente alcune opere del Rinascimento italiano. Nella Congiura dei boiardi si possono notare un paio di inquadrature che rimandano a Leonardo e Michelangelo.

La congiura dei boiardi

Leonardo Da Vinci, Studio per Sant Anna (1505 circa)


Sant'Anna Particolare delle mani

Particolare di un dipinto tratto dal disegno di Leonardo
La congiura dei boiardi

Michelangelo Buanarroti, Giudizio Universale (1536-1541), particolare

martedì 21 luglio 2009

Ivan il terribile (Ivan Groznyj - 1944) - 1ª parte -

Ivan il Terribile è la prima parte di quella che doveva diventare una monumentale trilogia sulla storia del primo zar di Russia. Resta solo il primo film e il secondo: La congiura dei boiardi.
Purtroppo la terza parte non vide mai la luce in seguito alla prematura scomparsa del regista a soli 50 anni. Sergej Michajlovič Ejzenštejn, che aveva conosciuto le censure del regime stalinista, riuscì a portare a termine le prime due parti dell’opera e a donare alla cultura moderna due fra i più importanti capolavori della cinematografia.
Ivan il Terribile


A. J. Golovin, Ritratto di Feodor Chaliapin nel ruolo di Boris Godunov (1912)

Ejzenštejn amava la pittura e tutte le arti figurative. Attraverso l’analisi e lo studio dei dipinti egli interpretava le diverse possibilità di sviluppare visivamente e intellettualmente la composizione cinematografica.

“(…) amo più di tutto la messinscena. La messinscena nel senso stretto del termine consiste nella combinazione degli elementi spaziali temporali di quando gli individui compiono in scena.
Mi ha sempre affascinato il processo in cui le linee d’azione indipendenti si intrecciano con le proprie singole leggi che regolano i toni dei disegni ritmici e degli spostamenti spaziali, trasformandoli in un tutto unico pieno d’armonia
”. Sergej M. Ejzenštejn

Le splendide inquadrature di Ivan il terribile si rifanno alla tradizione pittorica dei migliori modelli di pittori russi di fine ottocento.

Ivan il Terribile

Le sequenze della presunta morte di Ivan e della morte vera che colpisce Anastasija sua moglie, ricalcano fedelmente le atmosfere suggestive dei dipinti di Scharz Grigorjewitsch, con un chiaro riferimento a un opera in cui ritrae la morte del figlio di Ivan assassinato dal padre. Ejzenštejn si serve del quadro per realizzare la messa in scena del set, dai candelabri che circondano il feretro, dagli affreschi che vestono le pareti della chiesa ai panneggi che scendono lungo la bara.

Ivan il Terribile
Ivan il Terribile

Cambiando l’impostazione prospettica delle figure, il regista mantiene però la stessa postura dei personaggi ritratti nel quadro. Copia e traduce per lo schermo la gestualità dei protagonisti dei dipinti, assoggettandola alle regole temporali del racconto filmico.

Wjatscheslaw G. Schwarz, Ivan il terribile vicino a suo figlio che ha assassinato (1864)


Ivan il Terribile


Ivan il terribile vicino a suo figlio che ha assassinato (particolare)

Diverse inquadrature hanno origine dall’iconografia popolare russa. La sequenza che vede il portavoce dello zar comunicare al popolo la volontà di Ivan di lasciare temporaneamente Mosca, nasce da alcuni dipinti dei cosiddetti pittori ambulanti, testimoni delle tradizioni storiche del proprio paese. Il taglio orizzontale dell’inquadratura è lo stesso del dipinto di Schwarz, sullo sfondo si può notare la chiesa di San Pietro Burgo con annesse altre chiese.

Ivan il Terribile


Wjatscheslaw G. Schwarz, Domenica delle Palme a Mosca... (1865)


Ivan il terribile

Boris Godunov, (1913)

La scena finale, vede lo zar Ivan osservare i fedeli che implorano il suo ritorno a Mosca. Ejzenštejn ricorre al dipinto di Vasnezov. Ripropone l’imponente figura dello zar attraverso l’interpretazione dell’attore Nikolaj Cerkasov.

Ivan il terribile


Viktor Mikhailovič Vasnetsov, Ivan IV il Terribile (1897)